

Metti una sera a cena. Una rimpatriata organizzata in terra cimbra dall'organizzazione dell'Ecomaratona dei Cimbri.
Attira con una buone dose d'astuzia sciamana , un campione sopra ogni altro ultra italiano vivente e vissuto.
Parte così la sorpresa. Un uomo, come direbbe Aldo Rock. Uno che ha attraversato la Grecia storica , nella gara più dura conosciuta da gambe muinanti. Un esile nobile figura , con nervi d'acciaio, cervello fine e con quel non so che di normale...sin troppo normale per non essere speciale.
Quell'uomo, venuto da Codroipo, sta lì , seduto accanto ad un altro dei miti viventi della corsa veneta, tal Daniele Cesconetto, curriculum che celebra 72 ultra concluse in carriera, alcune da protagonista, come al Passatore di qualche anno fa, ma tanto anche in terra straniera.
Il duo parlotta, ruvido , barbuto ed imponente il "Cesco" ed elegante, intellettuale nell'espressione del viso il secondo. Secondo? Secondo a chi? Proprio a nessuno!
Nel 2009 corse la Spartathlon finendo 7°, miglior italiano di sempre su quei terribili ma anche fantastici 246 di strada ellenica, lungo terre su cui si è scritta la storia, sulle quali ha corso Fidippide (sì, con la "d" in mezzo), colui che confermò la vittoria ateniese, mandato come umana missiva a ripetere ai suoi il grido di vittoria, per poi sttramazzare al suolo esanime...
Anno 2010, mese di settembre...Il 19 uno dei senatori all'Ecomaratona dei Cimbri (6 su 6 fatte), è a Fregona come osservatore sorridente, gaudente sul viso di chi sa dove andrà a parare poco oltre nel tempo.
Quel ragazzo è Ivan Cudin, azzurro di ultramaratona, dall'aspetto che trasuda sapere in forma elegantissima, con metodi carichi di modestia. Eppure lui opera in un ambiente di lavoro delegato solo achi ha cervello fine, capacità di ricerca attiva, oltre la media, ma non solo, egli è l'uomo che parte per l'Africa, per i paesi poveri dà quanto può, così come chi ha disabilità forti. Insomma , una persona a tutto tondo, uno che se ci parli ti mette quasi in soggezione, tanto è capace di dire tutto in maniera così semplice da farti apparire inerme di fronte a quanto rappresenta.
Questo signore, un vero "lord" della corsa , una settimana dopo l'ospitata ai Cimbri, tra pacche sulle spalle e sorrisi sinceri ai finishers anche dell'ultra Trail degli Sciamani, parte per un secondo tentativo nella storica corsa.
Ieri sera ho avuto il piacere di leggere un bel pezzo scritto sapientemente dal "supercimbro" Gianni De Polo, che ha delineato la storia di una corsa nata dal piglio del britannico Foden, militare che volle ricalacare di corsa la storica terra, siglando al primo tentativo, negli anni '80, un tempo di 37 ore e 37 minuti. Lo scritto del De Polo è una rivisitazione della storia millenaria che ha dato il "là" all'idea di una corsa tanto epica.
Anno 2010, terza settimana di settembre, un italiano del Friuli , parte per la Spartathlon, le cronache "on line" lo danno in testa da un certo punto in poi, ma lui ci rivelerà che fino a non molto prima dell'arrivo era secondo, eppure molto sopra i tempi stabiliti...Tanto sopra da prendere il battistrada, andargli via e ritrovarsi senza rifornimenti, poichè i ristori erano programmati oltre i suoi tempi di passaggio.
Sul palco Ivan non lacrima ma è emozionato , di fronte ad un salone carico di gaudio e tripudio, tanto ma anche troppo poco, da farmi chiamare, doverosamente, mani alzate a ritmo, il roboare più intensamente meritato da quest'uomo...
Parla, spiega che nel 2011 la promessa all'organizzazione greca è quella di un suo ritorno, per lui sicuramente difficile da programmare, quanto desiderato, tante sono le emozioni che ancora ieri si leggevano tra le sue espressioni pacate ma molto emozionali.
Ho avuto il piacere di intervistare un mito, me la metto in saccoccia come una delle pagine più intense del mio impegno di presentatore. Ho conosciuto un pò meglio uno dei volti più sani dello sport italiano...
...con lui non dimentico di aver chiamato al microfono un finisher del Tor de Geants, tal Siro Uliana, uomo del Cansiglio, capace di finire la 332 km dislivellati in 24000 metri sulle Alpi Valdostane...Ho mescolato le emozioni di uno stradista oltre ogni immaginazione italica, con un semplice uomo di montagna a raccontare di essere passato in luoghi in cui era certo di esser già transitao, che però non aveva mai avvicinato in vita. Due esperienze di corsa che segnano un tempo, che corrono parallele, tra il mito della vittoria da alloro e della vittoria con e contro se stessi, sfidando le avversità che natura crea.
Ho capito che uno sportivo ha mille volti, ma da ieri ne ha due di veramente profondi, capaci di farti sentire giornalista, raccontandoti avventure che da solo non potrestio mai trasmettere usando il racconto sentito e la parola.
Siamo esseri incompleti, ma possiamo davvero arrivare al limite dell'extratemporalità, oltre il limite di quanto avremmo stabilito potesse essere.
Alexander Geronazzo
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