ALEX GERONAZZO "Lo speaker for passion"

" Ho voglia di dare voce al vento dello sport "

venerdì 15 gennaio 2010

Un nuovo capitolo de "Il corridore di mezza via"

A volte la mia esistenza mi porta a periodi un pò particolari, dove ogni cosa può diventare uno stimolo per proseguire la giusta strada, cercando di lasciare alle spalle i dubbi e le incertezze. Sembrerà paradossale, ma è proprio in giorni come questi che scrivo con maggiore lena, forse proprio come fosse una valvola di sfogo. Quindi ieri, Il corridore di mezza via, il mio romanzo web, che mi pareva potesse essere concluso, ha ripreso vita, con un nuovo capitolo, sempre work in progress, sempre cercando interazione con i lettori.
Lo trovate quì:

http://www.runnerspercaso.it/forum/viewtopic.php?f=20&t=729

Ad ogni modo, pubblico questo nuovo capitolo anche nel blog, così magari chi non ha letto i precedenti, potrebbe trarne volontà ed interesse...o forse no!? Chi lo sa?

Capitolo 27
La pioggia e noi...
Quella mattinata passò veloce, almeno sino alle dieci. A quell'ora i miei gentili ospiti iniziarono di buona lena a far chiasso. Benny e Bice , litigando scherzosamente, parevano la copia ingiallita dei due ragazzini che vent'anni prima ne facevano di cotte e di crude, in barba al perbenismo dei rispettivi genitori. Sì, infatti si possono definire una coppia turbolenta, magari fin troppo. L'essere disinibiti è sempre stata la loro caratteristica. Da allora ha fatto da efficace collante in una coppia che, tra scappatelle e fughe intermittenti da sotto il tetto coniugale, molto ha dato da mormorare ai locuaci vicini , parenti e amici. Forse soltanto la Gian ed io li abbiamo realmente capiti e mai abbiamo dubitato sulla loro complicità, conflittuale ma solida. A noi poco interessa dei fatti degli altri, ma amiamo osservare e parlarne . Molto spesso mi ritrovo mia moglie seduta sulle ginocchia, che cerca, riuscendo praticamente sempre, di farmi comprendere l'universo umano. Inutile ribadire che senza di lei mi sentirei perso; citando una frase letta direi : "...senza di lei sarei il nulla, una goccia d'acqua dolce persa nel mare".A proposito di gocce, quella mattina pioveva a dirotto. Guardavo fuori, seduto sulla poltrona a dondolo, vedendo l'acqua scivolare copiosamente lungo la porta a vetri che dal salone inquadra il terrazzo, aprendo lo sguardo alla vallata.Solo dopo un bel pò mi accorsi che Assunta stava lì, appollaiata sul primo giro dei gradini lignei, che salgono a chiocciola verso le camere da letto. Non fiatava eppure sembrava dirmi moltissime cose. A dire il vero ero quasi in imbarazzo, colpito dalla dolcezza di quello sguardo attento e per nulla fugace, assorto nel perdersi su di me. Lei, molto miope, ancora non aveva addosso i suoi occhiali e per questo pareva ancora di più concentrata sulla mia figura, mentre invece, quella fronte corrucciata era sintomo di una fatica a mettere a fuoco l'immagine che stava inquadrando, con quei "fanaloni" verde scuro.Fu il marito a darle una scossa, scostandola con un buffetto sulla spalla, scendendo le scale di fretta, per cercare di convincermi ad andare a Quero, a chiedere dei quotidiani lombardi; quasi non lo sapesse da se, che quì arriva tutto ciò che è veneto e nulla più. In effetti la loro presenza in casa era un pò una sorpresa. Non avevano dormito da noi, ma di buon'ora, proprio mentre ascoltavo la radio, si erano presentati per invitarci ad andare al museo di Campo, quello dedicato alla Grande Guerra ed alla vita in miniera. Ci saremmo andati volentieri, ma attendavamo il dolce risveglio degli altri due nostri vivaci ospiti. Passate già due ore di attesa, il vociare baritonale di Benito, faceva presagire una imminente partenza verso i lidi culturali, dalla ricerca dei quotidiani, sino alla visita al museo appunto. Mi ricordai però dell'apertura solo occasionale del centro della memoria storica alanese e quindi il tutto si fece più dubbio... saremmo andati in seguito, forse quel pomeriggio stesso.Non lo so come avvennne, ma mi ritrovai con la Giulietta parcheggiata in piazza Marconi, con accanto soltanto Giacomo e Benito, giacchè le donne vollero rimanere in casa a parlare fittamente, accompagnate dallo scoppiettìo della legna nel camino e dal brusìo intenso e soporifero prodotto dall'acquazzone in corso.Pioveva "a secchi rovesci", come dicono quì ed ovviamente, da "omeni imbranadi", che è un modo di dire delle donne quando descrivono gli uomini della zona, avevamo un solo ombrello in tre...Si decise democraticamente che Giacomo se la doveva cavare da se per i suoi giornali. Mal che andasse, lo avrei portato al B&B Casa Francesca ad Alano, per prendersi il portatile e leggere le notizie "on-line". Ma sapevo o almeno immaginavo che ad uno storico, non sarebbe potuto piacere allo stesso modo, leggere davanti ad un freddo monitor, anziché poter odorare il tipico aroma di stampa fresca, ascoltando il tipico rumore della carta stropicciata.A mezzodì eravamo di nuovo in Prada. Casa, dolce casa...Donne, sapienti e meravigliose ad accoglierci con la tavola imbandita. Risottino ai funghi, prosecco doc di Valdobbiadene, una fetta di tiramisù abilmente preparato dalla Bice e...sei amici a tavola, assorti in un pranzo che aveva il sapore della festa, ascoltando la brace arroventar se stessa, mentre fuori la pioggia disegna corsiè in discesa sui vetri producendo il tipico suono dell' assopimento post illibagione.

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"Bacco maledetto". Il monologo

"Ciò che segue è qualcosa di breve, ma non troppo…di forte, quanto basta…di vero, questo sì. Dal palco la voce vi arrivi come la naturale conclusione di uno spettacolo, andato in scena e messo in musica,per raccontare un testo. Un tratto di vita vissuta un pezzo dell’Alex pensiero.Non sarò prolisso, voglio essere concreto. Questa serata è dedicata a Bacco, colui che per me è stato “Il maledetto”.Il significato c’è, non dubitate, non è finzione artistica.La realtà che mi ha attraversato la vita da capo a piedi ruota attorno ad un maledetto vizio. Badate, non son certo il tipo d’uomo che pontifica sapienza, non ne avrei le basi, non sono colui che insegna. Però, senza smentire il mio essere, non posso non raccontarvi qualcosa che è triste ed attuale e di per se non ha bisogno d’esser insegnato, si spiega da solo. Lo faccio perché non ho scritto per bearmi di me stesso ma tentando una via in più per rendermi utile. Bacco maledetto è il titolo ideale del pensiero che ho in mente questa sera. Io, orfano di due padri, traditi dallo stesso inganno, beffati da un nemico che si nasconde e vince la guerra di logoramento ai danni dell’essere umano. Penso a quei ragazzi, poco più che bambini, che sostano ore ed ore davanti a un bar. Passo e ripasso, passeggiando li studio. Sarebbe facile generalizzare,lo so bene che non tutti cadranno nel problema, ma qualcuno sì. Ho guardato l’alcolismo con gli occhi di un figlio, ne ho compreso gli effetti scrutandolo da uomo ed ora, quando il conto sembra chiuso e la partita persa, voglio continuare ad alzare lo sguardo e parlare. Parlarne…E’ importante! L’alcolismo è il tema che il titolo introduce con fare artistico.Capitemi! Salgo su questo palco per parlare ad una platea di quel che ho scritto.Per questo voglio spiegarmi bene. Non si compone un libro in versi se nella mente tutto fosse prosaico. Eccomi al dunque, tutto ciò che è scritto viene da dentro, è qualcosa di impresso con inchiostro indelebile nella mia storia di essere umano, condizionata da un vizio perfido,silente e malefico. Ma so bene che la mia è una storia comune, specie qui da noi. Chi di voi non conosce un alcolista? Chi non è al corrente di una storia di disagio famigliare dovuto a chi abusa dell’alcool? Se andassimo ad alzata di mano sarebbe una totalità di braccia conserte. In questi primi trent’anni io me ne sono voluto tenere distante. Ho fatto una scelta cui poche volte non ho mantenuto fede, Non bevo alcolici! Attenti, così è certamente troppo, ma vorrei che suonasse come un invito alla moderazioneper chi abusa e per chi distribuisce abuso.Attenti ragazzi!L’alcool può uccidere. Preso a piccole dosi è un piacevole compagno.È collante della compagnia.Occhio quindi,che il vostro volto non perda freschezza,che lo sguardo sia sempre lucido ed attento.In campanache la via della vita,se inondata d’alcool, può diventare scivolosa.In men che non si dica e senza dare tempo di reazione.Agli adulti che sanno ciò che fannovoglio dire soltanto di essere consapevoli,che la bevuta in compagnia e la sbronza sono cose ben diverse.Come diverse sono le reazioni connessealla troppa assunzione di questo elemento, tollerato e tollerabile fintanto che non assuma gli effetti di una qualsiasi droga.Io non parlo per sentito dire,ho visto e vissuto,penso di averne titolo.Dedico questa serata ai miei due papà,loro sanno se ho facoltà di parlare.Capiranno e spero saranno fieri,che a loro modo e senza forse capirlo hanno insegnato molto della vita a questo invisibile contemplatore."

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