ALEX GERONAZZO "Lo speaker for passion"

" Ho voglia di dare voce al vento dello sport "

sabato 29 agosto 2009

Allenamento sulle orme del soldato Peter Pan

Inaspettatamente, ieri, ho avuto mezza giornata di riposo , dal lavoro.
La giornata volgeva al variabile, seppure la conca fosse ancora ben assolata.
Era qualche giorno che ci pensavo e dopo la gara di Tambre d’Alpago, di Nordic Walking, con un buon ottavo posto, avevo fatto ben pochi allenamenti. In questo periodo ho bisogno di fare salita, perchè è proprio in ascesa che perdo terreno dai migliori.
L'ideale era di andare al fresco, magari trovando anche un motivo interiore, per cercare la meta.
Ho guardato il Monte Tomba e mi sono messo in testa di ripercorrere le orme dei protagonisti...
Mi è venuto spontaneo pensare a Peter Pan*. Chissà poi com'era il soldato Peter Pan?Lo immagino biondo, minuto e magro, con un paio di occhialetti tondi ed un volto intellettuale.
Sì, la cosa giusta era di andare a trovarlo. Mi son messo al volante destinazione Pian de La Bala. Lì ho parcheggiato, con l'intento di seguire la provinciale proveniente da malga Le Mure, sino a imboccare, dopo le gallerie, la Statale Cadorna e salir su.
Circa 5 km di salita, tirando ad un'andatura sui 9 al chilometro, costante, badando alla correttezza del gesto tecnico e all'armonia del passo alternato. Strada facendo mi guardavo attorno, nel silenzio cupo di una giornata ormai fattasi uggiosa.
Un fresco gradevole puntava al freddo più salivo di quota. Pantaloncini e canotta running addosso, ma un camel bag fornito di tutto il necessario a coprirmi e ripararmi, perchè si sa, la montagna non ti fa sconti e in un attimo il bello diventa brutto e il brutto può esserlo in maniera pesante per un fisico soltanto mediamente preparato ad eventuali intemperie.
Io non sono un coraggioso di natura; ho sempre evitato di disputare gare col maltempo pressante.

Proseguivo la mia marcia, fermandomi o rallentando solo all'incrociare auto oppure per ammirare gli scorci di pianura, ben al di dentro del guard rail protettivo, che dà sui dirupi a picco.
Una riflessione breve davanti alla lapide d'un ragazzo di 21 anni, datata 1978 e recante il saluto a "colui che precipitò nel vuoto di questa sua amata montagna".
Più a monte la strada, dopo circa venti minuti o poco più, si trascinava avanti quasi in piano, sino appunto al ricongiungersi con la via d'accesso principale al Grappa.
Il cartello di fronte a me indicava il passo chiuso per asfaltatura. Meglio, potevo salire più tranquillo, gustandomi il corollario di scorci ed emozioni che ho avuto da sempre, quando il tempo mi consente di salire il monte sacro alla patria. Ho piena ragione, nel meditare che per molti ciò che dirò, appaia come pura demagogia, un romanticismo spinto oltre il normale, ma in certi posti io mi sento davvero come difficilmente potrei spiegare. Immerso nella solitudine che cercavo , presto raggiungo gli operai e i mezzi al lavoro. L'erba alta a bordo strada mi costringe a transitare sulla fresca asfaltatura e la suola delle mie Mizuno scricchiola e aderisce quasi incollandosi al suolo. In prossimità dell'ultima "gettata!, salgo lungo il ciglio interno della carreggiata, a ridosso della scarpata, proprio nel canale di scolo dell'acqua piovana. Poche centinaia di metri e sono al monumento ai partigiani, opera eretta a ricordo della aspra battaglia contro il nazifascismo. La statua di bronzo, alta il doppio di me, tace ma parla chiaro. Due mani grandi, ruvide, si porgono, protendendosi semichiuse al cielo. Il volto dell'uomo che chiede la pietà dei suoi Dei, coloro o colui in cui crede...E' ormai pronto a salire su...Ai piedi di questa immagine dolorosa, scolpita da sapienti mani, la lettera del "soldato Citton", che ha coscienza d'essere ai suoi ultimi momenti, vittima di un destino scritto dal nemico, preda prossima della fucilazione...certo dei suoi ideali invita i suoi compagni da mollare continuando a credere nell'unico ideale..."la libertà".
Sono momenti che quando vivo in solitudine, mi coinvolgono nel profondo, mi fanno comprendere quanto sia il merito altrui se io oggi posso compiere le mie scelte da uomo libero.
Salire all'ossario del Monte Grappa, luogo simbolico d'Italia e di ciò che è stata, sperando di divenire diversa e migliore, è stato un attimo. Mentre due giovani militari presidiavano l'entrata alle gallerie ed al museo, un bimbo chiedeva al papà perchè fossi costretto a camminare coi bastoni...
Mi sono coperto, più per rispetto che per il freddo ed ho rapidamente risalito la gradinata che dal piazzale del Rifugio Scarpone conduce al Sacrario. Una breve sosta a rendere merito alla compagnia di bersaglieri padovani, autori di gesti eroici a liberazione di paesi che sono poi i miei. Per la prima volta , ho voluto andare prima a visitare la parte austro ungarica. Ho cercato tra i due ampi semicerchi, facendo su e giù dai gradini, cercando un nome, leggendone molti altri...boemi, moravi, teutonici, arrivati in Italia con l'ordine superiore...di morire per le altrui glorie, molti contro volontà, quasi tutti vittime inermi delle barbare idee di una civiltà che ancora oggi tardiamo a vedere chiaramente.
Lo ho trovato , raccogliendo due fiori rupestri, li ho posti, inginocchiandomi di fronte all'ultima casa del soldato Peter Pan. Ma ciò che mi ha sorpreso e emozionato è stato il trovare altri fiori, lì, davanti la porta della nicchia piccola. Forse parenti, più probabilmente il gesto d'un bambino attratto da quel nome, magari chissà, un lettore del "corridor di mezza via".
Non potevo certo essere arrivato lassù senza visitare la parte dedicata alle migliaia di soldati, giovani italiani purtroppo così numerosamente inermi vittime d'un destino che noi viviamo oggi, grazie al loro definitivo sacrificio.
Il viale lunghissimo, attorniato dagli enormi parallelepipedi , ritti e posizionati a fissa memoria dei monti che furono teatro degli eventi bellici della grande guerra.
Chissà se tutto ciò è servito? Chissà se l'essere umano ha capito, compreso l'essenza irrinunciabile dell'essere libero? Chissà che sia così.
Dopo una breve visita alla cappella del santuario, completamente assorto e padrone d'un credo tutto mio, eccomi tornare a visitare brevemente altri saldati, nomi scritti, volti immaginati...Ognuno un pò soldato Peter Pan nei miei pensieri...
Raccolgo ed imbraccio lo zainetto, dopo essermi allontanato quanto basta per poter svestire la tuta da ginnastica. Di nuovo in tenuta run, prendo la decisione rapida di ridiscendere di corsa per i sentieri. Qualcuno mi osserva stranito? Eppure per me è tutto così ampiamente normale. Un'allenamento che prende corpo e mente e lo trasporta lungo strade, sentieri, passaggi visivi, pensieri e preghiere col cuore, senza proferir parola...Solo con me stesso, ho trovato ciò che cercavo. La discesa è alla mia portata, ma la scoprirò strada facendo. Slego dalla presa manuale i bastoncini e li impugno a metà stelo...Ritorno per una mezz'ora un podista da corsa in montagna...Quanto tempo!? Troppo...Sì, molto, anche per capire subito che il passo, l'equilibrio, il coraggio e la capacità di individuare dove sia l'appoggio giusto per il piede, al passo successivo. La mulattiera che parte dal rifugio, verso l'anello del Grappa, lungo le aperture laterali alla montagna, che furono sede dei cannoni da "75"...Al bivio che indica la Croce dei Lebi, faccio la mia deviazione e so che a breve troverò un sentiero sconosciuto o mal ricordato, che mi porterà al Pian de la Bala. Il passo è, come detto, incerto e per questo guardingo...Perdo più volte l'equilibrio, scivolo sui sassi senza cadere. In qualche minuto mi sembra di avere ripreso la tecnica e la spavalderia d'un tempo che fu profeta del mio buon discesismo. Già...mi sembrava...Ho appena cominciato a dar confidenza ad andatura , gambe e corpo, che perdo l'appiglio sotto il piede sinistro, su un tratto di sentiero troppo stretto. Stupido! Me lo ripeto, lì disteso a terra, mentre osservo anca e ginocchio sbucciati, ma fortunatamente integri. E' andata bene, ma ero solo, non dovevo prendere nessun rischio, là sulla montagna. Riprendo ma mi sento anomalo, confuso, quasi debole. Solo dopo qualche attimo sento scivolarmi tra palmo della mano e bastoncino, una umidità calda, vischiosa, imprevista. Una goccia mi scende sulla gamba ed è una macchia rossa che si ripete a breve...
Non mi ero accorto ma una scheggia o forse un sasso, ma forse chissà che altro, mi è entrata nel pollice. Una ferita , profonda ma non preoccupante...Ecco, cosa manca nello zainetto? Qualcosa per bagnare, medicare! Perdo sangue, forse poco per qualcuno...ma tanto per chi prova fastidio ed agitazione vedendolo scorrere su di se. Non posso fare altro che impugnare il dito a morsa, con l'altra mano che farà da laccio emostatico. Ora, equilibro, spossatezza o poco allenamento al trail in montagna, devo allungare la falcata, alzare il ritmo ed arrivare prima possibile all'auto. Rischio di cadere più volte, perchè la sede del sentiero è molto stretta e cambia spesso direzione, ma ci metto poco a raggiungere i ruderi della villa signorile con stalla, che campeggia a dominio del Pian de La Bala. Sono in macchina, mi disinfetto con l'acqua, dopo che con l'erba fresca mi ero asciugato alla "bene e meglio" dal sangue di cui ho ormai le mani intrise.
Non ho cerotti...ma carta igenica e fil di ferro. Tanto basta a medicar la ferita e ridiscendere tra il Lago delle Mure, la vedetta, le trincee del Monte Pallone e poi giù, sono sul Tomba e ritrovo la Conca delle medaglie d'oro.
Uno dei più bei allenamenti in solitaria mai fatti.


*Il soldato Peter Pan: è il titolo di un capitolo de "Il corridore di mezza via", in cui si nomina un soldato austro-ungarico, sepolto nel sacrario del Monte Grappa, che è omonimo del personaggio fantastico delle favole.

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"Bacco maledetto". Il monologo

"Ciò che segue è qualcosa di breve, ma non troppo…di forte, quanto basta…di vero, questo sì. Dal palco la voce vi arrivi come la naturale conclusione di uno spettacolo, andato in scena e messo in musica,per raccontare un testo. Un tratto di vita vissuta un pezzo dell’Alex pensiero.Non sarò prolisso, voglio essere concreto. Questa serata è dedicata a Bacco, colui che per me è stato “Il maledetto”.Il significato c’è, non dubitate, non è finzione artistica.La realtà che mi ha attraversato la vita da capo a piedi ruota attorno ad un maledetto vizio. Badate, non son certo il tipo d’uomo che pontifica sapienza, non ne avrei le basi, non sono colui che insegna. Però, senza smentire il mio essere, non posso non raccontarvi qualcosa che è triste ed attuale e di per se non ha bisogno d’esser insegnato, si spiega da solo. Lo faccio perché non ho scritto per bearmi di me stesso ma tentando una via in più per rendermi utile. Bacco maledetto è il titolo ideale del pensiero che ho in mente questa sera. Io, orfano di due padri, traditi dallo stesso inganno, beffati da un nemico che si nasconde e vince la guerra di logoramento ai danni dell’essere umano. Penso a quei ragazzi, poco più che bambini, che sostano ore ed ore davanti a un bar. Passo e ripasso, passeggiando li studio. Sarebbe facile generalizzare,lo so bene che non tutti cadranno nel problema, ma qualcuno sì. Ho guardato l’alcolismo con gli occhi di un figlio, ne ho compreso gli effetti scrutandolo da uomo ed ora, quando il conto sembra chiuso e la partita persa, voglio continuare ad alzare lo sguardo e parlare. Parlarne…E’ importante! L’alcolismo è il tema che il titolo introduce con fare artistico.Capitemi! Salgo su questo palco per parlare ad una platea di quel che ho scritto.Per questo voglio spiegarmi bene. Non si compone un libro in versi se nella mente tutto fosse prosaico. Eccomi al dunque, tutto ciò che è scritto viene da dentro, è qualcosa di impresso con inchiostro indelebile nella mia storia di essere umano, condizionata da un vizio perfido,silente e malefico. Ma so bene che la mia è una storia comune, specie qui da noi. Chi di voi non conosce un alcolista? Chi non è al corrente di una storia di disagio famigliare dovuto a chi abusa dell’alcool? Se andassimo ad alzata di mano sarebbe una totalità di braccia conserte. In questi primi trent’anni io me ne sono voluto tenere distante. Ho fatto una scelta cui poche volte non ho mantenuto fede, Non bevo alcolici! Attenti, così è certamente troppo, ma vorrei che suonasse come un invito alla moderazioneper chi abusa e per chi distribuisce abuso.Attenti ragazzi!L’alcool può uccidere. Preso a piccole dosi è un piacevole compagno.È collante della compagnia.Occhio quindi,che il vostro volto non perda freschezza,che lo sguardo sia sempre lucido ed attento.In campanache la via della vita,se inondata d’alcool, può diventare scivolosa.In men che non si dica e senza dare tempo di reazione.Agli adulti che sanno ciò che fannovoglio dire soltanto di essere consapevoli,che la bevuta in compagnia e la sbronza sono cose ben diverse.Come diverse sono le reazioni connessealla troppa assunzione di questo elemento, tollerato e tollerabile fintanto che non assuma gli effetti di una qualsiasi droga.Io non parlo per sentito dire,ho visto e vissuto,penso di averne titolo.Dedico questa serata ai miei due papà,loro sanno se ho facoltà di parlare.Capiranno e spero saranno fieri,che a loro modo e senza forse capirlo hanno insegnato molto della vita a questo invisibile contemplatore."

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