Giovedì 13 agosto, a Tambre d'Alpago, sotto l'impeccabile regia dell'AIEF (Associazione Insegnanti di Educazione Fisica), è andata in scena la 7^ tappa del Circuito Veneto Nordic Walking in Tour. Per me era la terza tappa in cui partecipavo, dopo il 12° posto maschile ottenuto alla "2Rocche" ad Aprile e l'11^ piazza della "Ai Piedi delle Montagne", a luglio sul comprensorio del Civetta. La tappa alpagota del circuito, si è svolta in un pomeriggio a tratti uggioso e sul finale copiosamente bagnato. Il percorso lungo 14km, era piuttosto impegnativo, con un tratto di salita iniziale, su fondo scivoloso, che sin dal principio mi ha creato diverse difficoltà. A "pronti-via", ho cercato di prender posizione davanti al gruppone di oltre 100 walkers "bastonati". La presenza dei "big" della specialità, con in testa il dominatore stagionale Fabio De Bona e dei suoi principali avversari, Piano, Comiotto Dorz ed altri ancora, mi faceva pensare ad una "gara" il cui obiettivo personale doveva essere puntato al tentativo di entrare nei primi dieci. Consapevole del valore della truppa d'avanguardia e di alcune presenze di outsider, tra i quali forse inserire anche il sottoscritto, avevo capito che l'obiettivo si presentava ostico, ma non impossibile. La cura cortisonica cui mi sto sottoponendo, mi ha decisamente indebolito, ma dopo l'allenamento del lunedì, le premesse sapevano poter esserci, per far bene. Al via, imboccavamo subito una gradinata stretta e dopo circa 5 minuti, passati ad inseguire a qualche metro, la decina di "fuggitivi", al primo bivio incerto mi ritrovavo improvvisamente secondo. Un errore di percorso aveava indotto i migliori a cadere in una trappola che aveva favorito me e Andrea Tormen, che poi si rivelerà fido compagno di viaggio per l'intera gara. Come facilmente immaginabile dopo qualche minuto, alle spalle avevo già di nuovo i più forti, con De Bona che mi raggiungeva, assorbiva e superava col solito passo improponibile per me e l'amico Lucio Dorz, già vincitore a Campo, Al Trofeo Conca degli Eroi, a inseguirlo a breve distanza. Fatto sta, che al primo scollinamento avevo contato nove uomini davanti e ero solitario nel proseguire col mio passo, già soddisfatto e tranquillo per il "vuoto" alle spalle. La decima posizione mi stava già bene, ma dopo un tratto in piano, di un paio di chilometri, vedevo ancora i primi lì davanti, grazie all'ampia visuale del magnifico paesaggio dell'Alpago, apertosi innanzi ai miei occhi, in un ampia distesa misto boschiva. Il tratto di discesa su asfalto mi metteva due pensieri addosso...il primo era che con rabbia, vedevo anelle prime posizioni, diversi "imbrogli" con passo di corsa piuttosto palese, escludendo comunque il capofila, sempre corretto e davvero tecnicamente superiore. In secondo luogo, vedevo la coppia che mi era davanti, sempre più alla portata. Evidentemente i consigli di qualche amico nordic walker di lusso, mi aveva fatto effetto e in discesa avevo capito un pò meglio, come sciogliere l'andatura. ero comunque contento, perchè fino a lì, dopo circa un'ora dalla partenza, la mia cadenza era rimasta regolare e tecnicamente corretta.
Purtroppo il fato , anzi il percorso, iniziava a risalire, proprio quando mi ero accodato all'ottavo ed al nono, due atleti della valbelluna, tra cui il già citato Tormen. Iniziavo a prender confidenza con loro due e in breve, mi ritrovavo io, scarsissimo in salita, a tirare il "trenino", con l'insolita pretesa di andar a prendere il settimo, che era l' a circa duecento metri. Era la lunga risalita verso il Cansiglio, che cia vrebbe portato a raggiungere la quota più alta. Ad occhio e croce quattro chilometri sempre i su. Una lunga strada carraia sotto la coltre boschiva, nella tipica penombra della sera che incede, mi faceva comprendere che l'uomo davanti, non era poi così alla portata, poichè aveva un apsso regolare e tecnicamente redditizio e non c'era verso d'avvicinarsi. Dei tre ero sempre io là davnti, con il solo Andrea a tener salda la posizione alle mie spalle, mentre l'ultimo del terzetto, complici anche le fermate ai ristori, era più in difficoltà. Usciti dal bosco, un tratto in cui era no passato mezzi agricoli, aveva trasformato la sua normale conformazione sterrata, in una distesa famngosa. Nel tentativo di rimanerne esterno, ad un certo momento ho perso contatto col terreno e solo in un etremo tentativo di aggrapparmi al bastoncino destro, ho mantenuto l'equilibrio, pur sforzando la schiena, fatto che nei giorni a venire, avrei dolorosamente ricordato. Una volta recuperato gli spazi aperti, iniziava l'asfalto e lì ho cercato di forzare il ritmo, dopo il penultimo ristoro, semplicemente accorciando di poco il passo, ma aaumentando la cadenza, cercando di sfruttare il fondo regolare , per testare la reazione di chi era dietro e davanti. Insospettabile il terzo del nostro "treno", si era rifatto sotto e io, pur mantenendo quella decina di metri sui miei due compagni d'avventura, continuando a "mulinare" di gambe e bastoncini, iniziavo a pensare che se chi era davanti non lasciava metri e chi era dietroguadagnava qualcosa, ero forse io in calando.
Così , non immaginando di essere quasi sulla vetta del percorso, stavo per cedere alla tentazione dia accontentarmi della decima posizione e lasciar andare tutti...Ma proprio nel tratto di salita più dura , dopo chilometri d'ascesa regolare, vedevo il cancelletto alla mia sinistra, deviare il percorso verso il basso. A quel punto, portandomi dietro il Tormen, ho provato a forzare anche in discesa, accorgendomi che chi era davanti, aveva decisamente difficoltà nello scendere il prato, in forte piano inclinato. In pochi minuti avevo recuperato più di quanto in un'ora e passa di salita non aveva dato frutti.
Al sorpasso la timida reazione non ha vauto per lui buon fine e da lì in poi siamo cesi chiacchierando con Andrea, cercando di prendere più vantaggio possibile, dato che nessuno dei due sapeva quanta discesa ancora avessimo davanti. All'ultimo ristoro, il mio compagno di viaggio avrebbe voluto fermarsi, ma temendo che lo staccassi ha declinato l'offerta dei volontari al tavolo. Il minimo che potevo fare era dirgli di fermarsi e che lo avrei aspettato. Quasi incredulo lo ha fatto e io volentieri ho atteso, guadagnandomi fin troppi ringraziamenti per una sportività per me dovuta. Insieme siamp arrivati al centro di Tambre, da dove, attraversando il parco in breve siamo arrivati...anzi lui ha preso qualche metro e io ho lasciato fare, non avevo più molta "birra" in corpo e comunque l'ottavo posto era più che soddisfacente. 1h 46'21"a dieci minuti e mezzo dal "mostro" De Bona e dagli altri protagonisti assoluti, ma francamente anche un pò deludenti, in qualche caso, per l'aspetto del correre in questo sport che è una marcia. Rimane questo l'aspetto buio di questa disciplina, che è davvero interessante, ma fa difetto per i pochi controlli dei giudici organizzatori, ma soprattutto per la differente lealtà di chi partecipa.
Beh, il 23 agosto non potrò fare la tappa della PrealpiMarathon, essendo speaker della corsa, ma sarò certamente presente altrove, quando non impegnato.
ALEX GERONAZZO "Lo speaker for passion"
" Ho voglia di dare voce al vento dello sport "
mercoledì 19 agosto 2009
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"Bacco maledetto". Il monologo
"Ciò che segue è qualcosa di breve, ma non troppo…di forte, quanto basta…di vero, questo sì. Dal palco la voce vi arrivi come la naturale conclusione di uno spettacolo, andato in scena e messo in musica,per raccontare un testo. Un tratto di vita vissuta un pezzo dell’Alex pensiero.Non sarò prolisso, voglio essere concreto. Questa serata è dedicata a Bacco, colui che per me è stato “Il maledetto”.Il significato c’è, non dubitate, non è finzione artistica.La realtà che mi ha attraversato la vita da capo a piedi ruota attorno ad un maledetto vizio. Badate, non son certo il tipo d’uomo che pontifica sapienza, non ne avrei le basi, non sono colui che insegna. Però, senza smentire il mio essere, non posso non raccontarvi qualcosa che è triste ed attuale e di per se non ha bisogno d’esser insegnato, si spiega da solo. Lo faccio perché non ho scritto per bearmi di me stesso ma tentando una via in più per rendermi utile. Bacco maledetto è il titolo ideale del pensiero che ho in mente questa sera. Io, orfano di due padri, traditi dallo stesso inganno, beffati da un nemico che si nasconde e vince la guerra di logoramento ai danni dell’essere umano. Penso a quei ragazzi, poco più che bambini, che sostano ore ed ore davanti a un bar. Passo e ripasso, passeggiando li studio. Sarebbe facile generalizzare,lo so bene che non tutti cadranno nel problema, ma qualcuno sì. Ho guardato l’alcolismo con gli occhi di un figlio, ne ho compreso gli effetti scrutandolo da uomo ed ora, quando il conto sembra chiuso e la partita persa, voglio continuare ad alzare lo sguardo e parlare. Parlarne…E’ importante! L’alcolismo è il tema che il titolo introduce con fare artistico.Capitemi! Salgo su questo palco per parlare ad una platea di quel che ho scritto.Per questo voglio spiegarmi bene. Non si compone un libro in versi se nella mente tutto fosse prosaico. Eccomi al dunque, tutto ciò che è scritto viene da dentro, è qualcosa di impresso con inchiostro indelebile nella mia storia di essere umano, condizionata da un vizio perfido,silente e malefico. Ma so bene che la mia è una storia comune, specie qui da noi. Chi di voi non conosce un alcolista? Chi non è al corrente di una storia di disagio famigliare dovuto a chi abusa dell’alcool? Se andassimo ad alzata di mano sarebbe una totalità di braccia conserte. In questi primi trent’anni io me ne sono voluto tenere distante. Ho fatto una scelta cui poche volte non ho mantenuto fede, Non bevo alcolici! Attenti, così è certamente troppo, ma vorrei che suonasse come un invito alla moderazioneper chi abusa e per chi distribuisce abuso.Attenti ragazzi!L’alcool può uccidere. Preso a piccole dosi è un piacevole compagno.È collante della compagnia.Occhio quindi,che il vostro volto non perda freschezza,che lo sguardo sia sempre lucido ed attento.In campanache la via della vita,se inondata d’alcool, può diventare scivolosa.In men che non si dica e senza dare tempo di reazione.Agli adulti che sanno ciò che fannovoglio dire soltanto di essere consapevoli,che la bevuta in compagnia e la sbronza sono cose ben diverse.Come diverse sono le reazioni connessealla troppa assunzione di questo elemento, tollerato e tollerabile fintanto che non assuma gli effetti di una qualsiasi droga.Io non parlo per sentito dire,ho visto e vissuto,penso di averne titolo.Dedico questa serata ai miei due papà,loro sanno se ho facoltà di parlare.Capiranno e spero saranno fieri,che a loro modo e senza forse capirlo hanno insegnato molto della vita a questo invisibile contemplatore."
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