Caro Mike,
ti scrivo solo ora, rendendomi conto di essere in colpevole ritardo.Oggi tu hai deciso di spegnere quella luce che ti portavi dentro, irradiando tutti noi davanti al tuo schermo. Cosa vuoi, per un presentatore di provincia, relegato nell'alto nord, per lo più circoscritto in ambito sportivo, è stato facile, o forse immediato, copiare quel pò di te, che di fronte al pubblico dà quel tocco in più. Quel valore aggiunto, doveroso, se si ha voglia di comunicare.Lo ammetto, quella tua parola magica, "allegria", la ho impropriamente usata per i miei scopi, cercando di carpire nei volti di chi ho o avevo davanti, se vi fosse quel sorriso compiaciuto e complice che tu e tu solo, sapevi far trasparire nell'espressione del tuo pubblico. E' evidente, detta da altri non è e non sarà mai la stessa cosa.Hai accompagnato la televisione nazionale, sino a farla divenire il più infallibile aggregatore sociale, in un tempo che fu. Hai preso per mano la TV privata, finchè noi telespettatori te ne abbiamo dato la presidenza ad honorem, eleggendoti a compagno ideale di decine e decine di serate. Bastava una domanda per tenere in sospeso l'Italia intera. Ne hai fatta di strada, dal cronismo sportivo dei primi tempi, alla volontà di essere traghettatore del sogno televisivo satellitare. Ne saresti stato degno Re, ne siamo certi. Ora la TV, la tua, la mia, la nostra, ti dedica spazi ampi a ricordo, ma insieme sappiamo che non sarebbe necessario...chi può dimenticare?Mi prendo la libertà di ringraziarti, perchè mai pensavo che un giorno sarei divenuto qualcosa di similare, pur un centilione di volte all'estrema esponenza negativa, a ciò che sei stato e sei.L'unico vero e solo presentatore. Se si potesse, toglierei questo vocabolo dalla rosa delle descrizioni che si danno a chi conduce, comunica e diverte...sì, un pò come la maglia n° 6 di Baresi o il 10 di Maradona.Caro Mike, termino quì, perchè il troppo so non esserti gradito. Ma consentimi di ricordarti così, come l'uomo che dalla guerra , dalla prigionia, ha saputo costruire il mito che io oggi indegnamente cerco di rappresentare. ...e allora:<>.........Ahi ahi ahi caro Mike, ci hai sorpreso ancora.Non ti è bastato il satellite...Sei "sempre più in alto".Riposa in pace
ALEX GERONAZZO "Lo speaker for passion"
" Ho voglia di dare voce al vento dello sport "
martedì 8 settembre 2009
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"Bacco maledetto". Il monologo
"Ciò che segue è qualcosa di breve, ma non troppo…di forte, quanto basta…di vero, questo sì. Dal palco la voce vi arrivi come la naturale conclusione di uno spettacolo, andato in scena e messo in musica,per raccontare un testo. Un tratto di vita vissuta un pezzo dell’Alex pensiero.Non sarò prolisso, voglio essere concreto. Questa serata è dedicata a Bacco, colui che per me è stato “Il maledetto”.Il significato c’è, non dubitate, non è finzione artistica.La realtà che mi ha attraversato la vita da capo a piedi ruota attorno ad un maledetto vizio. Badate, non son certo il tipo d’uomo che pontifica sapienza, non ne avrei le basi, non sono colui che insegna. Però, senza smentire il mio essere, non posso non raccontarvi qualcosa che è triste ed attuale e di per se non ha bisogno d’esser insegnato, si spiega da solo. Lo faccio perché non ho scritto per bearmi di me stesso ma tentando una via in più per rendermi utile. Bacco maledetto è il titolo ideale del pensiero che ho in mente questa sera. Io, orfano di due padri, traditi dallo stesso inganno, beffati da un nemico che si nasconde e vince la guerra di logoramento ai danni dell’essere umano. Penso a quei ragazzi, poco più che bambini, che sostano ore ed ore davanti a un bar. Passo e ripasso, passeggiando li studio. Sarebbe facile generalizzare,lo so bene che non tutti cadranno nel problema, ma qualcuno sì. Ho guardato l’alcolismo con gli occhi di un figlio, ne ho compreso gli effetti scrutandolo da uomo ed ora, quando il conto sembra chiuso e la partita persa, voglio continuare ad alzare lo sguardo e parlare. Parlarne…E’ importante! L’alcolismo è il tema che il titolo introduce con fare artistico.Capitemi! Salgo su questo palco per parlare ad una platea di quel che ho scritto.Per questo voglio spiegarmi bene. Non si compone un libro in versi se nella mente tutto fosse prosaico. Eccomi al dunque, tutto ciò che è scritto viene da dentro, è qualcosa di impresso con inchiostro indelebile nella mia storia di essere umano, condizionata da un vizio perfido,silente e malefico. Ma so bene che la mia è una storia comune, specie qui da noi. Chi di voi non conosce un alcolista? Chi non è al corrente di una storia di disagio famigliare dovuto a chi abusa dell’alcool? Se andassimo ad alzata di mano sarebbe una totalità di braccia conserte. In questi primi trent’anni io me ne sono voluto tenere distante. Ho fatto una scelta cui poche volte non ho mantenuto fede, Non bevo alcolici! Attenti, così è certamente troppo, ma vorrei che suonasse come un invito alla moderazioneper chi abusa e per chi distribuisce abuso.Attenti ragazzi!L’alcool può uccidere. Preso a piccole dosi è un piacevole compagno.È collante della compagnia.Occhio quindi,che il vostro volto non perda freschezza,che lo sguardo sia sempre lucido ed attento.In campanache la via della vita,se inondata d’alcool, può diventare scivolosa.In men che non si dica e senza dare tempo di reazione.Agli adulti che sanno ciò che fannovoglio dire soltanto di essere consapevoli,che la bevuta in compagnia e la sbronza sono cose ben diverse.Come diverse sono le reazioni connessealla troppa assunzione di questo elemento, tollerato e tollerabile fintanto che non assuma gli effetti di una qualsiasi droga.Io non parlo per sentito dire,ho visto e vissuto,penso di averne titolo.Dedico questa serata ai miei due papà,loro sanno se ho facoltà di parlare.Capiranno e spero saranno fieri,che a loro modo e senza forse capirlo hanno insegnato molto della vita a questo invisibile contemplatore."
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