ALEX GERONAZZO "Lo speaker for passion"

" Ho voglia di dare voce al vento dello sport "

lunedì 22 febbraio 2010

9^ Maratonina della Vittoria Alata










Il magiaro Zsolt Koszar "rovescia" i valori teorici ed il Kenya esce sconfitto dall'Ungheria, sulle strada della Vittoria Alata .Kipkurgat e Kiprotich Rugut controllano...troppo!




Laura Giordano cala un poker di vittorie consecutive che parla da solo, davanti alla classe di Ida Kovacs...


Io scrivo stamane da casa, perchè ieri sera, di ritorno da Vittorio Veneto, mi è salita la febbre a 39.
Quindi oggi riposo , sperando che mi scenda in fretta.
La cronaca personale, mi vede partire alle 7 e 10 da casa. Giornata limpida, le colline del prosecco mi trasportano dolcemente verso la città della Vittoria Alata.
Arrivo puntuale, armato di tutto quanto serva, ma poi un black out alla linea elettrica fa saltare l'impianto, in una autentica fumata grigia. Gli addetti si fanno in quattro per ripristinare il tutto, con l'Esercito presente con mezzi e tende, a piazzare subito un grosso generatore. Mancano ormai solo 15 minuti al via quando posso iniziare a parlare. Presento i big ad un pubblico folto. Pronti via, i circa 1000 iscritti iniziano la loro corsa ed io il mio commento. La gente mi ascolta...Buon segno...Decido così di alternare le note tecniche, con un divagare che sappia di genuino, che invogli a rimanere davanti alla zona calda della corsa. Il viale vede transitare al primo giro i due keniani, che superano il 10° km in poco più di 31 minuti, con la coppia ungherese là dietro, ad una cinquantina di metri. La Giordano, al primo giro, corre con una sicurezza disarmante, la Kovacs potrà ben poco, mentre come previsto, la bagarre per il terzo posto femminile è apertissima, con ancora in corsa, a metà gara, la Lopes Conceicao, la Mariotti, la Santamaria e le due bellunesi Moro e Lorenzi, con Clara Veronesi ad inserirsi a sorpresa.
Siamo oramai in diruttura d'arrivo, allungo il collo e lo sguardo dello speaker, che deve vederci tecnicamente lungo. Ai 300 metri, Kipkurgat e Kiprotich sono appaiati, con un Koszar, che li ha ripresi oltre il 16° km, a cui viene sbarrata la strada.
Sembra un epilogo scritto, ma Zsolt, giovane dalla faccia pulita, estrae dal cilindro una virata a sinistra, verso le transenne. Trova il varco e passa avanti. I keniani, presi di soprpresa, si guardano, ma solo Juilus Kipkurgat Too, reagisce, mentre Mathew Kiprotich Rugut accusa il colpo, più psicologicamente che fisicamente, ormai forse convinto di giocarsela solo col connazionale. Io urlo, non posso tifare, ma quella sagoma longilinea, di un bianco chiarissimo, davanti all'africano di turno,
non può che gasarmi al massimo. A venti metri i due sono lanciatissimi in un duello mozzafiato, non in forma retorica, ma in pratica, poichè le mie grida strozzate, arrivano al limite dell'ultimo metro, ma riesco a dare a Koszar, forse quella carica, o almeno me ne illudo. Mi sento partecipe di una vittoria inattesa, quanto determinata e storica, giacchè la Vittoria Alata, torna in mani europee, dopo cinque anni, dal succeso del padovano Pertile.
Zsolt Koszar, classe '86, sfila di fronte ad una folla festante, mentre io faccio rivolgere a lui la dovuta standing ovation, senza scordarmi di attribuire il plauso a Julius e Mathew, venuti per vincere , che ora vedo laggiù, mestamente a fondo viale, dopo una cavalcata solitaria che sembrava decisiva ed ora solitari a consolarsi a vicenda. Il merito di aver imposto un ritmo alto alla gara, per poi cedere forse più all'eccesso di sicurezza, che a carenze tecniche nel fine gara. Ciò che è certo è che il vincitore è al settimo cielo, dopo aver vinto a Zagabria e Budapest le mezze internazionali in carniere. Di Laura Giordano potrei dire mille cose, dalla prestazione tatticamente perfetta, alla generosità e gentilezza, nel salire sul palco , ancora in body. Poche domande ma volevo fargliele, con risposte complete e frasi mai banali. Una signora altleta! Dietro di lei, una Ida Kovacs che di più non poteva, ma al traguardo è arrivata gioendo per il secondo posto, lei che ha corso anche la storica olimpiade ateniese. Tutti e tre gli atleti ungheresi, portavano la tuta della nazionale magiara. Che bello per uno speaker, respirare quest'aria di internazionalità speciale. Per il terzo posto, come avevo premesso anche i giorni scorsi, è stata vera lotta, con una Paola Mariotti, decisamente al settimo cielo, partita ed arrivata con ritmo regolare, via via sopravanzando, una ad una le altre pretendenti, dalla più quotata Sonia Lopes Conceicao, all'altra compagna di squadra Marta Santamaria, che io porto nei miei ricordi, per aver corso in squadra con me una 24 ore, alla media di 15.700km/h, qualche anno fa. Non scordo Carla Verones, che io non conoscevo, ma il cui quarto posto la dice lunga sulle qualità espresse. Poi le mie due conterranee. Splendida Sonia Lorenzi, addiruttura sesta e davanti alla nostra grande Manuela Moro.
Poi cos'altro? Ah sì, al pasta party, dove ho premiato le categorie fidal, sono arrivati a mangiare in compagnia degli amatori, tutti e tre gli ungheresi e la Giordano, segno che essere un top runner, non sempre è indice di privilegio e condividere il pasto post gara, è ancora una tradizione sentita a tutti i livelli.
Io? Contento! In salute ho pagato ancora una volta, ma credo di aver commentato il più bell'arrivo in carriera.
A fine premiazioni, un salto in pizzeria, invitato dagli amici del GS Mercuryus di Orsago(TV), un'allegra brigata in tinta arancio-nera, con i quali ho oramai un rapporto complice; io esalto le loro presenza e loro fanno quel sano "casino" che vivacizza il partèrre.
La Vittoria Alata 2010... c'è!

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"Bacco maledetto". Il monologo

"Ciò che segue è qualcosa di breve, ma non troppo…di forte, quanto basta…di vero, questo sì. Dal palco la voce vi arrivi come la naturale conclusione di uno spettacolo, andato in scena e messo in musica,per raccontare un testo. Un tratto di vita vissuta un pezzo dell’Alex pensiero.Non sarò prolisso, voglio essere concreto. Questa serata è dedicata a Bacco, colui che per me è stato “Il maledetto”.Il significato c’è, non dubitate, non è finzione artistica.La realtà che mi ha attraversato la vita da capo a piedi ruota attorno ad un maledetto vizio. Badate, non son certo il tipo d’uomo che pontifica sapienza, non ne avrei le basi, non sono colui che insegna. Però, senza smentire il mio essere, non posso non raccontarvi qualcosa che è triste ed attuale e di per se non ha bisogno d’esser insegnato, si spiega da solo. Lo faccio perché non ho scritto per bearmi di me stesso ma tentando una via in più per rendermi utile. Bacco maledetto è il titolo ideale del pensiero che ho in mente questa sera. Io, orfano di due padri, traditi dallo stesso inganno, beffati da un nemico che si nasconde e vince la guerra di logoramento ai danni dell’essere umano. Penso a quei ragazzi, poco più che bambini, che sostano ore ed ore davanti a un bar. Passo e ripasso, passeggiando li studio. Sarebbe facile generalizzare,lo so bene che non tutti cadranno nel problema, ma qualcuno sì. Ho guardato l’alcolismo con gli occhi di un figlio, ne ho compreso gli effetti scrutandolo da uomo ed ora, quando il conto sembra chiuso e la partita persa, voglio continuare ad alzare lo sguardo e parlare. Parlarne…E’ importante! L’alcolismo è il tema che il titolo introduce con fare artistico.Capitemi! Salgo su questo palco per parlare ad una platea di quel che ho scritto.Per questo voglio spiegarmi bene. Non si compone un libro in versi se nella mente tutto fosse prosaico. Eccomi al dunque, tutto ciò che è scritto viene da dentro, è qualcosa di impresso con inchiostro indelebile nella mia storia di essere umano, condizionata da un vizio perfido,silente e malefico. Ma so bene che la mia è una storia comune, specie qui da noi. Chi di voi non conosce un alcolista? Chi non è al corrente di una storia di disagio famigliare dovuto a chi abusa dell’alcool? Se andassimo ad alzata di mano sarebbe una totalità di braccia conserte. In questi primi trent’anni io me ne sono voluto tenere distante. Ho fatto una scelta cui poche volte non ho mantenuto fede, Non bevo alcolici! Attenti, così è certamente troppo, ma vorrei che suonasse come un invito alla moderazioneper chi abusa e per chi distribuisce abuso.Attenti ragazzi!L’alcool può uccidere. Preso a piccole dosi è un piacevole compagno.È collante della compagnia.Occhio quindi,che il vostro volto non perda freschezza,che lo sguardo sia sempre lucido ed attento.In campanache la via della vita,se inondata d’alcool, può diventare scivolosa.In men che non si dica e senza dare tempo di reazione.Agli adulti che sanno ciò che fannovoglio dire soltanto di essere consapevoli,che la bevuta in compagnia e la sbronza sono cose ben diverse.Come diverse sono le reazioni connessealla troppa assunzione di questo elemento, tollerato e tollerabile fintanto che non assuma gli effetti di una qualsiasi droga.Io non parlo per sentito dire,ho visto e vissuto,penso di averne titolo.Dedico questa serata ai miei due papà,loro sanno se ho facoltà di parlare.Capiranno e spero saranno fieri,che a loro modo e senza forse capirlo hanno insegnato molto della vita a questo invisibile contemplatore."

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