Il magiaro Zsolt Koszar "rovescia" i valori teorici ed il Kenya esce sconfitto dall'Ungheria, sulle strada della Vittoria Alata .Kipkurgat e Kiprotich Rugut controllano...troppo!
Laura Giordano cala un poker di vittorie consecutive che parla da solo, davanti alla classe di Ida Kovacs...
Io scrivo stamane da casa, perchè ieri sera, di ritorno da Vittorio Veneto, mi è salita la febbre a 39.
Quindi oggi riposo , sperando che mi scenda in fretta.
La cronaca personale, mi vede partire alle 7 e 10 da casa. Giornata limpida, le colline del prosecco mi trasportano dolcemente verso la città della Vittoria Alata.
Arrivo puntuale, armato di tutto quanto serva, ma poi un black out alla linea elettrica fa saltare l'impianto, in una autentica fumata grigia. Gli addetti si fanno in quattro per ripristinare il tutto, con l'Esercito presente con mezzi e tende, a piazzare subito un grosso generatore. Mancano ormai solo 15 minuti al via quando posso iniziare a parlare. Presento i big ad un pubblico folto. Pronti via, i circa 1000 iscritti iniziano la loro corsa ed io il mio commento. La gente mi ascolta...Buon segno...Decido così di alternare le note tecniche, con un divagare che sappia di genuino, che invogli a rimanere davanti alla zona calda della corsa. Il viale vede transitare al primo giro i due keniani, che superano il 10° km in poco più di 31 minuti, con la coppia ungherese là dietro, ad una cinquantina di metri. La Giordano, al primo giro, corre con una sicurezza disarmante, la Kovacs potrà ben poco, mentre come previsto, la bagarre per il terzo posto femminile è apertissima, con ancora in corsa, a metà gara, la Lopes Conceicao, la Mariotti, la Santamaria e le due bellunesi Moro e Lorenzi, con Clara Veronesi ad inserirsi a sorpresa.
Siamo oramai in diruttura d'arrivo, allungo il collo e lo sguardo dello speaker, che deve vederci tecnicamente lungo. Ai 300 metri, Kipkurgat e Kiprotich sono appaiati, con un Koszar, che li ha ripresi oltre il 16° km, a cui viene sbarrata la strada.
Sembra un epilogo scritto, ma Zsolt, giovane dalla faccia pulita, estrae dal cilindro una virata a sinistra, verso le transenne. Trova il varco e passa avanti. I keniani, presi di soprpresa, si guardano, ma solo Juilus Kipkurgat Too, reagisce, mentre Mathew Kiprotich Rugut accusa il colpo, più psicologicamente che fisicamente, ormai forse convinto di giocarsela solo col connazionale. Io urlo, non posso tifare, ma quella sagoma longilinea, di un bianco chiarissimo, davanti all'africano di turno,
non può che gasarmi al massimo. A venti metri i due sono lanciatissimi in un duello mozzafiato, non in forma retorica, ma in pratica, poichè le mie grida strozzate, arrivano al limite dell'ultimo metro, ma riesco a dare a Koszar, forse quella carica, o almeno me ne illudo. Mi sento partecipe di una vittoria inattesa, quanto determinata e storica, giacchè la Vittoria Alata, torna in mani europee, dopo cinque anni, dal succeso del padovano Pertile.
Zsolt Koszar, classe '86, sfila di fronte ad una folla festante, mentre io faccio rivolgere a lui la dovuta standing ovation, senza scordarmi di attribuire il plauso a Julius e Mathew, venuti per vincere , che ora vedo laggiù, mestamente a fondo viale, dopo una cavalcata solitaria che sembrava decisiva ed ora solitari a consolarsi a vicenda. Il merito di aver imposto un ritmo alto alla gara, per poi cedere forse più all'eccesso di sicurezza, che a carenze tecniche nel fine gara. Ciò che è certo è che il vincitore è al settimo cielo, dopo aver vinto a Zagabria e Budapest le mezze internazionali in carniere. Di Laura Giordano potrei dire mille cose, dalla prestazione tatticamente perfetta, alla generosità e gentilezza, nel salire sul palco , ancora in body. Poche domande ma volevo fargliele, con risposte complete e frasi mai banali. Una signora altleta! Dietro di lei, una Ida Kovacs che di più non poteva, ma al traguardo è arrivata gioendo per il secondo posto, lei che ha corso anche la storica olimpiade ateniese. Tutti e tre gli atleti ungheresi, portavano la tuta della nazionale magiara. Che bello per uno speaker, respirare quest'aria di internazionalità speciale. Per il terzo posto, come avevo premesso anche i giorni scorsi, è stata vera lotta, con una Paola Mariotti, decisamente al settimo cielo, partita ed arrivata con ritmo regolare, via via sopravanzando, una ad una le altre pretendenti, dalla più quotata Sonia Lopes Conceicao, all'altra compagna di squadra Marta Santamaria, che io porto nei miei ricordi, per aver corso in squadra con me una 24 ore, alla media di 15.700km/h, qualche anno fa. Non scordo Carla Verones, che io non conoscevo, ma il cui quarto posto la dice lunga sulle qualità espresse. Poi le mie due conterranee. Splendida Sonia Lorenzi, addiruttura sesta e davanti alla nostra grande Manuela Moro.
Poi cos'altro? Ah sì, al pasta party, dove ho premiato le categorie fidal, sono arrivati a mangiare in compagnia degli amatori, tutti e tre gli ungheresi e la Giordano, segno che essere un top runner, non sempre è indice di privilegio e condividere il pasto post gara, è ancora una tradizione sentita a tutti i livelli.
Io? Contento! In salute ho pagato ancora una volta, ma credo di aver commentato il più bell'arrivo in carriera.
A fine premiazioni, un salto in pizzeria, invitato dagli amici del GS Mercuryus di Orsago(TV), un'allegra brigata in tinta arancio-nera, con i quali ho oramai un rapporto complice; io esalto le loro presenza e loro fanno quel sano "casino" che vivacizza il partèrre.
La Vittoria Alata 2010... c'è!
Io scrivo stamane da casa, perchè ieri sera, di ritorno da Vittorio Veneto, mi è salita la febbre a 39.
Quindi oggi riposo , sperando che mi scenda in fretta.
La cronaca personale, mi vede partire alle 7 e 10 da casa. Giornata limpida, le colline del prosecco mi trasportano dolcemente verso la città della Vittoria Alata.
Arrivo puntuale, armato di tutto quanto serva, ma poi un black out alla linea elettrica fa saltare l'impianto, in una autentica fumata grigia. Gli addetti si fanno in quattro per ripristinare il tutto, con l'Esercito presente con mezzi e tende, a piazzare subito un grosso generatore. Mancano ormai solo 15 minuti al via quando posso iniziare a parlare. Presento i big ad un pubblico folto. Pronti via, i circa 1000 iscritti iniziano la loro corsa ed io il mio commento. La gente mi ascolta...Buon segno...Decido così di alternare le note tecniche, con un divagare che sappia di genuino, che invogli a rimanere davanti alla zona calda della corsa. Il viale vede transitare al primo giro i due keniani, che superano il 10° km in poco più di 31 minuti, con la coppia ungherese là dietro, ad una cinquantina di metri. La Giordano, al primo giro, corre con una sicurezza disarmante, la Kovacs potrà ben poco, mentre come previsto, la bagarre per il terzo posto femminile è apertissima, con ancora in corsa, a metà gara, la Lopes Conceicao, la Mariotti, la Santamaria e le due bellunesi Moro e Lorenzi, con Clara Veronesi ad inserirsi a sorpresa.
Siamo oramai in diruttura d'arrivo, allungo il collo e lo sguardo dello speaker, che deve vederci tecnicamente lungo. Ai 300 metri, Kipkurgat e Kiprotich sono appaiati, con un Koszar, che li ha ripresi oltre il 16° km, a cui viene sbarrata la strada.
Sembra un epilogo scritto, ma Zsolt, giovane dalla faccia pulita, estrae dal cilindro una virata a sinistra, verso le transenne. Trova il varco e passa avanti. I keniani, presi di soprpresa, si guardano, ma solo Juilus Kipkurgat Too, reagisce, mentre Mathew Kiprotich Rugut accusa il colpo, più psicologicamente che fisicamente, ormai forse convinto di giocarsela solo col connazionale. Io urlo, non posso tifare, ma quella sagoma longilinea, di un bianco chiarissimo, davanti all'africano di turno,
non può che gasarmi al massimo. A venti metri i due sono lanciatissimi in un duello mozzafiato, non in forma retorica, ma in pratica, poichè le mie grida strozzate, arrivano al limite dell'ultimo metro, ma riesco a dare a Koszar, forse quella carica, o almeno me ne illudo. Mi sento partecipe di una vittoria inattesa, quanto determinata e storica, giacchè la Vittoria Alata, torna in mani europee, dopo cinque anni, dal succeso del padovano Pertile.
Zsolt Koszar, classe '86, sfila di fronte ad una folla festante, mentre io faccio rivolgere a lui la dovuta standing ovation, senza scordarmi di attribuire il plauso a Julius e Mathew, venuti per vincere , che ora vedo laggiù, mestamente a fondo viale, dopo una cavalcata solitaria che sembrava decisiva ed ora solitari a consolarsi a vicenda. Il merito di aver imposto un ritmo alto alla gara, per poi cedere forse più all'eccesso di sicurezza, che a carenze tecniche nel fine gara. Ciò che è certo è che il vincitore è al settimo cielo, dopo aver vinto a Zagabria e Budapest le mezze internazionali in carniere. Di Laura Giordano potrei dire mille cose, dalla prestazione tatticamente perfetta, alla generosità e gentilezza, nel salire sul palco , ancora in body. Poche domande ma volevo fargliele, con risposte complete e frasi mai banali. Una signora altleta! Dietro di lei, una Ida Kovacs che di più non poteva, ma al traguardo è arrivata gioendo per il secondo posto, lei che ha corso anche la storica olimpiade ateniese. Tutti e tre gli atleti ungheresi, portavano la tuta della nazionale magiara. Che bello per uno speaker, respirare quest'aria di internazionalità speciale. Per il terzo posto, come avevo premesso anche i giorni scorsi, è stata vera lotta, con una Paola Mariotti, decisamente al settimo cielo, partita ed arrivata con ritmo regolare, via via sopravanzando, una ad una le altre pretendenti, dalla più quotata Sonia Lopes Conceicao, all'altra compagna di squadra Marta Santamaria, che io porto nei miei ricordi, per aver corso in squadra con me una 24 ore, alla media di 15.700km/h, qualche anno fa. Non scordo Carla Verones, che io non conoscevo, ma il cui quarto posto la dice lunga sulle qualità espresse. Poi le mie due conterranee. Splendida Sonia Lorenzi, addiruttura sesta e davanti alla nostra grande Manuela Moro.
Poi cos'altro? Ah sì, al pasta party, dove ho premiato le categorie fidal, sono arrivati a mangiare in compagnia degli amatori, tutti e tre gli ungheresi e la Giordano, segno che essere un top runner, non sempre è indice di privilegio e condividere il pasto post gara, è ancora una tradizione sentita a tutti i livelli.
Io? Contento! In salute ho pagato ancora una volta, ma credo di aver commentato il più bell'arrivo in carriera.
A fine premiazioni, un salto in pizzeria, invitato dagli amici del GS Mercuryus di Orsago(TV), un'allegra brigata in tinta arancio-nera, con i quali ho oramai un rapporto complice; io esalto le loro presenza e loro fanno quel sano "casino" che vivacizza il partèrre.
La Vittoria Alata 2010... c'è!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.