ALEX GERONAZZO "Lo speaker for passion"

" Ho voglia di dare voce al vento dello sport "

domenica 18 luglio 2010

Non dimentichiamocene...Falcone e Borsellino



Ed in questi giorni, oggi come ieri, si ricordano le figure dei giudici Borsellino e Falcone.

(tratto da http://www.julienews.it)
di Antonio Rispoli
Due episodi hanno caratterizzato la vigilia delle celebrazioni per i 18 anni dal tragico anniversario della morte di Paolo Borsellino, morto nell'attentato in via D'Amelio il 19 luglio 1992, insieme agli uomini della sua scorta. Il primo episodio è il danneggiamento della statua, rappresentante i due giudici, che era stata posizionata a Palermo, tra piazza Castelnuovo e Via Quintino Sella. Il secondo la manifestazione organizzata per domenica 18 luglio alle 9 del mattino, che ha richiamato solo un centinaio di persone, tra cui molte provenienti da fuori la Sicilia.
Sono due segnali poco incoraggianti, senza dubbio. Ma quali possono essere le cause? E' vero che c'è la disaffezione dei cittadini palermitani per il rispetto della legalità?
Personalmente non credo. Ovviamente non posso parlare uno per uno per ciascuno dei cittadini del capoluogo siciliano, ma è un fenomeno che ho aviuto modo di notare. In sostanza, il punto è semplice: i palermitani (come i siciliani e gli altri abitanti del sud) onesti si sono scocciati di dover combattere una guerra sia contro la mafia che contro lo Stato, aiutati solo da una parte delle forze dell'ordine e dei giudici. Non se la sentono di esporsi nuovamente in prima persona, per poi essere lasciati in mezzo alla strada da soli. E' già successo proprio nel 1992. Quando Falcone e Borsellino vennero uccisi, la reazione popolare fu così violenta nei confronti dei politici da farli scappare. E questo provocò una reazione positiva dello Stato, tanto che si ebbe l'arresto di Totò Riina e di altri personaggi importanti della mafia. O, secondo una certa versione ei fatti, questi personaggi furono consegnati da Provenzano, nell'ambito delle trattative tra mafia e Stato, quelle che sarebbero state iniziate dai vertici del Ros, Mori ed Obinnu.
Come siano andate le cose, resta il fatto di fondo: che dopo il 1994 la politica ha cominciato a lasciare andare il sud alla deriva come prima. E in questa maniera i cittadini sono rimasti in prima fila nella lotta contro la mafia, subendone le conseguenze, con un aumento dei casi di racket ed un controllo sempre più totale del territorio. Ora è normale che non ci sia più voglia di esporsi. Non è paura, ma semplicemente la normalità: nessuno che abbia un po' di buon senso ci tiene a fare la fine di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Per chi non avesse letto il libro, il prode cavaliere finisce con le ossa rotte e poi muore. E non è facile convincere la gente a fare lo stesso.


Io, il giorno che fu assassinata la scorta e il giudice Borsellino, ero in gita a Cortina, con dei miei zii. Fu uno dei miei primi momenti di coscenza sociale. Ebbi la sensazione che davvero, quel fatto di sangue, fosse stato un segnale lacerante, fermo, quanto vile e feroce della contro istituzione italiana.
La malavita colpì quel giorno l'altra metà della simbologia antimafia. Oggi in molti ci chiediamo se il sacrificio di quei due grandi uomini, sia stato davvero seguito da altri valori aggiunti. Ci raccontano spesso che oggi il lavoro è maggiormente occulto , per non far trasparire i movimenti delle istituzioni, contro le fore di terrorismo e di malavita, specialmente al sud. Ogni tanto ci si accorge che la mafia è ovunque, eppure non siamo in molti, a quanto pare, disposti a credere che la manifestazione di una idea antitetica a queste organizzazioni, sia una forma utile e forse non crediamo che lo stato ci protegga davvero.
Io non so se questa legittima opinione sia il frutto dell'atteggiamento di chi fa politica, senza distinzioni nel ruolo, però so che non scorderò quel giorno che mi diede il senso della domanda sociale...
Cosa siamo noi? Cosa valiamo di fronte al potere e soprattutto, dal potere ci dobbiamo difendere o ci dobbiamo fidare?
Onore ai giudici Giovanni e Paolo, uomini giusti.

Alex Geronazzo

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"Bacco maledetto". Il monologo

"Ciò che segue è qualcosa di breve, ma non troppo…di forte, quanto basta…di vero, questo sì. Dal palco la voce vi arrivi come la naturale conclusione di uno spettacolo, andato in scena e messo in musica,per raccontare un testo. Un tratto di vita vissuta un pezzo dell’Alex pensiero.Non sarò prolisso, voglio essere concreto. Questa serata è dedicata a Bacco, colui che per me è stato “Il maledetto”.Il significato c’è, non dubitate, non è finzione artistica.La realtà che mi ha attraversato la vita da capo a piedi ruota attorno ad un maledetto vizio. Badate, non son certo il tipo d’uomo che pontifica sapienza, non ne avrei le basi, non sono colui che insegna. Però, senza smentire il mio essere, non posso non raccontarvi qualcosa che è triste ed attuale e di per se non ha bisogno d’esser insegnato, si spiega da solo. Lo faccio perché non ho scritto per bearmi di me stesso ma tentando una via in più per rendermi utile. Bacco maledetto è il titolo ideale del pensiero che ho in mente questa sera. Io, orfano di due padri, traditi dallo stesso inganno, beffati da un nemico che si nasconde e vince la guerra di logoramento ai danni dell’essere umano. Penso a quei ragazzi, poco più che bambini, che sostano ore ed ore davanti a un bar. Passo e ripasso, passeggiando li studio. Sarebbe facile generalizzare,lo so bene che non tutti cadranno nel problema, ma qualcuno sì. Ho guardato l’alcolismo con gli occhi di un figlio, ne ho compreso gli effetti scrutandolo da uomo ed ora, quando il conto sembra chiuso e la partita persa, voglio continuare ad alzare lo sguardo e parlare. Parlarne…E’ importante! L’alcolismo è il tema che il titolo introduce con fare artistico.Capitemi! Salgo su questo palco per parlare ad una platea di quel che ho scritto.Per questo voglio spiegarmi bene. Non si compone un libro in versi se nella mente tutto fosse prosaico. Eccomi al dunque, tutto ciò che è scritto viene da dentro, è qualcosa di impresso con inchiostro indelebile nella mia storia di essere umano, condizionata da un vizio perfido,silente e malefico. Ma so bene che la mia è una storia comune, specie qui da noi. Chi di voi non conosce un alcolista? Chi non è al corrente di una storia di disagio famigliare dovuto a chi abusa dell’alcool? Se andassimo ad alzata di mano sarebbe una totalità di braccia conserte. In questi primi trent’anni io me ne sono voluto tenere distante. Ho fatto una scelta cui poche volte non ho mantenuto fede, Non bevo alcolici! Attenti, così è certamente troppo, ma vorrei che suonasse come un invito alla moderazioneper chi abusa e per chi distribuisce abuso.Attenti ragazzi!L’alcool può uccidere. Preso a piccole dosi è un piacevole compagno.È collante della compagnia.Occhio quindi,che il vostro volto non perda freschezza,che lo sguardo sia sempre lucido ed attento.In campanache la via della vita,se inondata d’alcool, può diventare scivolosa.In men che non si dica e senza dare tempo di reazione.Agli adulti che sanno ciò che fannovoglio dire soltanto di essere consapevoli,che la bevuta in compagnia e la sbronza sono cose ben diverse.Come diverse sono le reazioni connessealla troppa assunzione di questo elemento, tollerato e tollerabile fintanto che non assuma gli effetti di una qualsiasi droga.Io non parlo per sentito dire,ho visto e vissuto,penso di averne titolo.Dedico questa serata ai miei due papà,loro sanno se ho facoltà di parlare.Capiranno e spero saranno fieri,che a loro modo e senza forse capirlo hanno insegnato molto della vita a questo invisibile contemplatore."

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